VALENTINO INCANTA CINECITTA’
Roma, 21 luglio 2020 – Come una visione, che fa palpitare il cuore e tenta la mente in un sogno che sembra non aver fine. Un sogno di bellezza, poesia, magia. E’ l’Haute Couture di Valentino, per la collezione autunno inverno 2020-21, con 15 divine creature come dee giganti, alte anche cinque metri, con le modelle tra le quali le italiane Mariacarla Boscono e Vittoria Ceretti issate su piedistalli, ieratiche e irraggiungibili se non con la fantasia nel teatro 10 di Cinecittà, dove il direttore creativo di Valentino Pierpaolo Piccioli ha mandato in scena la sua conversazione con Nick Knight, che comincia con un video e la rappresentazione digitale dell’alta moda che poi esplode nella installazione dal vivo.
“Ho voluto rimettere al centro la grandezza dei sogni – racconta Pierpaolo Piccioli, che ha invitato solo 30 persone, la maggioranza fashion critics autorevoli e competenti – e della moda. Era marzo era già chiaro che non avremmo potuto sfilare l’alta moda e allora ho deciso che bisognava fare qualcosa di radicale, dare un segno forte, non cercare il compromesso con un modo diverso di sfilare. Ho pensato alla celebrazione tra il fare umano, quello che esce dalle mani dei sarti e delle sarti del nostro atelier a Roma in Piazza Mignanelli, e il digitale con le elaborazioni artistiche di Nick Knight. Abbiamo girato il video qui a Cinecittà, che è la fabbrica dei sogni italiana, con Nick collegato in remoto da Londra. E l’atelier ha lavorato con non poche difficoltà non solo per il lockdown, ma anche per il difficile lavoro su questi abiti immensi e altissimi”.
Bravo, bravissimo Pierpaolo Piccioli che ha mostrato al mondo come si possano coniugare due mondi, reale e web, nel segno della purezza e del sublime dell’alta moda. E Nick Knight è entrato anche lui nel processo creativo per sostituire i ricami coi colori del video, le interruzioni, le grafiche surreali con le modelle che fluttuano nei quattro elementi. “Rimettere al centro la moda e il lavoro degli atelier, troppo sottovalutato – continua Pierpaolo – e questo è un nuovo inizio, ora tutto deve rinascere con design, maestria e magia d’atelier. Il lavoro è stato difficile ma appassionato, questi abiti sono fuori proporzione, alcuni hanno anche 400 metri di ruches, altri hanno 350 metri di tessuto e hanno richiesto fino a 2900 ore di lavoro creativo realizzato tutto a mano”.
Dunque alta moda come sogno, “perchè il pret à porter è desiderio” dice lo stilista, e come rivalutazione necessaria del valore delle persone che stanno dietro la creatività. Per una collezione haute couture estrema quanto radiosa, carica di energia e di speranza, una sfida al senso delle proporzioni e dello spazio. Una sfida necessaria e ora grazie a Pierpaolo Piccioli anche possibile. Un Paese delle Meraviglie vero, con le 15 dee illuminate una ad una e come consacrate alla verità di una bellezza infinita. Un viatico perfetto per le clienti dell’alta moda che cercano emozioni e magie, nel segno di quel bianco che è uno dei colori simbolo della maison dopo che nel 1968 il fondatore Valentino Garavani fece sfilare una collezione total white rimasta nel mito nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze.
“Negli ultimi venti anni la moda non era più al centro delle conversazioni culturali e creative, è stata soprattutto marketing, ora la creatività deve di nuovo guidare il sistema con l’unicità dei vestiti”, continua Piccioli che ringrazia della fiducia tutto il personale dell’atelier e Jacopo Venturini, nuovo Ceo” di Valentino da appena un mese e mezzo ma con una esperienza importante e invidiabile (da Gucci e da Prada) . “E’ sempre bello tornare in Valentino”, dice Venturini che è stato per ben due volte già ai vertici della maison negli anni passati prima delle altre esperienze al top di marchi del lusso mondiale.
“Of GraceAnd Light” è il titolo della performance andata on line in anteprima mondiale: “La grazia fa parte di quell’Umanesimo italiano che è nel mio Dna – continua Piccioli – ed è una parola troppo spesso dimenticata, la grazia è legata ad un modo di essere. Grazia assoluta come quella dei 15 abiti indossati in modo ieratico da altrettante modelle, tra crinoline candide ed esagerate, grandi corolle di taffetas, mantelli di tundra, organza e tulle, sbuffi e piume, cappe di organza da regina d’altri mondi, frange di paillettes iridescenti, bustier immacolati. “Mi sono ispirato ad alcuni versi si Pierpaolo Pasolini da Lettere Luterane” conclude Piccioli dopo questo momento bellissimo già entrato nel mito dell’haute couture. “Siamo stanchi di diventare giovani seri, / o contenti per forza, o criminali, o nevrotici:/vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare/ qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare./Non vogliamo essere subito già così sicuri./Non vogliamo essere subito già così senza sogni. Così la poesia di Pasolini che ben si attaglia alla poesia dell’alta moda di Valentino.