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Roma, un negoziante su tre pronto alla rivoluzione dell’ecommerce

I primi a partire sono stati i venditori di alimentari, con le consegne a casa per ridurre le file davanti ai loro negozi. Poi è toccato ai ristoratori, alle pasticcerie e alle enoteche, chiuse o con il business limitato dal lockdown. Subito seguiti dai professionisti, che pur in attività, si sono resi conto che era più facile offrire consulenza ai loro clienti via Skype o via Hangouts. Ma la svolta verso il commercio elettronico potrebbe arrivare con gli esercenti tradizionali, quelli di quartiere, come gli abbigliamenti e le ferramenta.

A Roma guarda alle vendite online un negoziante su tre. Stando alle stime delle associazioni di categoria, almeno 40mila realtà stanno già o si apprestano a piazzare i loro prodotti via internet.

Il prossimo 4 maggio, se non ci saranno nuovi picchi di contagiati da coronavirus, il governo dovrebbe dare il via libera alla riapertura di molte delle attività chiuse per il lockdown. Non si conoscono ancora le tempistiche né le modalità per la ripartenza. Ma i commercianti, sempre restii alle vendite online, temono che più delle prossime prescrizione, sarà il terrore di ammalarsi a spingere le persone a ridurre quanto è più possibile i propri movimenti.

Quindi, non resta che affidarsi alla rete, anche tenendo conto che sul fronte dell’ecommerce non valgono le restrizioni, come quelle per gli accessi, previsti per gli esercizi tradizionali.

Al riguardo racconta Nicoletta, che in zona Aurelia gestisce uno storico negozio di abbigliamento e che nelle ultime ore ha riaperto al pubblico la vendita di vestiti per i bambini: «Ho creato un sito, dove ho inserito tutto il catalogo dei prodotti che vendo. Siccome la mia clientela è di quartiere, ho fatto girare con il passaparola la notizia e ho detto che sono pronta a consegnare a domicilio quello che serve».

Stessa strada l’ha seguita una sua collega Regina, che ha un negozio nei pressi di Prati: «Forse è l’unico modo di salvare la stagione dei saldi, visto che tra un po’ devo iniziare a vendere l’estivo».

A quanto spiegano dalle associazioni di categoria, gli esercenti romani, quelli più piccoli, tendono al momento a tenersi distanti dalle grandi piattaforme dell’ecommerce, perché considerate troppo onerose. Quindi, al momento, meglio aprire un sito, collegarsi a un sistema di pagamento collegato al proprio conto corrente e gestirsi anche in proprio le consegne.

In quest’ottica il Comune ha annunciato la creazione di una piattaforma web per le vendite online, per i piccolissimi commercianti e gli artigiani, che – come ha dichiarato Virginia Raggi – «non ce la fanno ad avere una filiera di commercio elettronico autonomo». Si muovono su questo fronte anche le associazioni di categoria, mentre a Monteverde è nato “Daje” un servizio di spesa e home delivery basato su prodotti e i servizi garantiti dai negozi di quartiere.