Rifiuti fuori Roma: Ama pagherà il 5% in più. E i romani rischiano una tari più alta.
Nuova delibera regionale: i comuni che conferiscono fuori dal proprio Ato pagheranno il 5% in più.
Sul caos rifiuti che tiene perennemente Roma con il fiato sospeso, ora piomba una nuova tassa. Nella seduta dello scorso 14 giugno, la giunta regionale ha approvato una nuova delibera che fissa un’addizionale del 5% per i comuni del Lazio che conferiscono fuori dal proprio ato (ambito territoriale ottimale). Ne sa qualcosa Roma, che ogni giorno porta fuori dalla città tutte o quasi le 2500 tonnellate di indifferenziata prodotte dai romani. L’ultimo accordo è in via di definizione proprio in queste ore e interessa l’inceneritore di Torino, dove verranno conferite per due mesi 1100 tonnellate di rifiuti romani a seguito dell’incendio che ha colpito uno dei due tmb di Malagrotta.
Cosa dice la delibera
“Tutti i comuni – si legge nel testo della delibera – ovvero gli operatori economici dagli stessi incaricati per la gestione dei servizi di igiene urbana, che conferiscono i propri rifiuti urbani indifferenziati presso impianti di trattamento tm/tmb/tbm siti al di fuori dell’Ato di appartenenza, sono tenuti a corrispondere un’addizionale pari al 5 % dell’importo della tariffa di accesso all’impianto di trattamento di destino, rapportata alla quantità di rifiuti urbani indifferenziati conferiti”.
Gli obblighi fissati dal piano regionale
Un provvedimento in termini di costi per la Capitale ancora da quantificare ma che dà seguito a quanto già previsto all’articolo 11 del piano rifiuti regionale approvato il 5 agosto del 2020. Il rischio per i cittadini è chiaro: pagare una tariffa rifiuti ancora più alta per un servizio che al momento non accenna a migliorare. Un tentativo della Regione di mettere all’angolo i Comuni inadempienti. Roma e Latina in testa.
Dalla Pisana la richiesta da anni è quella di realizzare gli impianti necessari al raggiungimento dell’autosufficienza sul territorio, nel rispetto dei famosi ato (ambiti territoriale ottimali). A poco sono servite le ordinanze regionali che si sono seguite nel tempo. La speranza è che un costo in più che rischia di pesare sulla cittadinanza, spinga gli enti locali a un’accelerazione sugli impianti. Roma non fa eccezione.