Lazio, Acerbi: “Vogliamo lo scudetto, ma ora si pensa troppo al calcio”
ROMA – Scalpita, Francesco Acerbi. Ha una voglia matta di tornare in campo con la sua Lazio, ma ci sarà ancora da aspettare. Per ora si allena in casa, non molla, è soprannominato il Leone perché lui è così, abituato a tenere duro. Il difensore biancoceleste, ai microfoni di Lazio Style Channel, ha parlato del momento e non solo: “Tutti noi vogliamo tornare, non solo in campo, ma anche ritrovare la quotidianità. Ci si abitua a tutto, saremo i primi a scendere in campo qualora ci fosse la possibilità di farlo. Per ora non abbiamo alternative, vediamo gli sviluppi, non decidiamo noi”.
Allenamenti casalinghi
“Avevo un problema al polpaccio, mi sono sono allenato per rinforzare il muscolo. Poi bici, corsa, allenamenti sulla parte alta del corpo. Ho le mie tabelle, ma prima dovevo recuperare dall’infortunio. Ci sarà tempo per tornare al meglio. Sono abituato a stare a casa. Mi tengo impegnato e riesco a mettermi in forma, se mi fermo un giorno sento la mancanza degli allenamenti. Mente e fisico vanno allenati, voglio farmi trovare pronto. Rifletto e ragiono spesso anche con uno psicanalista. Su cosa? Non vado a vedere quello che succederà, su quando ci sarà la ripresa, non penso troppo a lungo, altrimenti mi viene l’ansia. Rifletto sul campionato che è stato, su cosa si poteva migliorare, su cosa voglio dal campo, dalla Lazio. Rifletto su questo. Certo, durante l’anno si pensa all’obiettivo che è la partita. Allenarsi senza un vero obiettivo è difficile, ci sarà quando avremo una data sulla ripresa. Ora sei comunque obbligato a stare alle regole per te stesso e per gli altri”.
La crisi Coronavirus
“Sento i miei amici e la famiglia che sono in Lombardia. Stanno bene, ma lì c’è un grosso caos. Ora le cose stanno migliorando, ma il pericolo c’è. Spero che i contagi si abbassino, conta la salute degli italiani, si pensa troppo al calcio. Noi siamo privilegiati, altri no. Il calcio è importante, certo, muove tanti soldi. Se c’è la minima possibilità di tornare, eccoci in campo da secondi in classifica, vogliamo vincere. Ma con una visuale a 360 gradi bisogna guardare anche gli altri. Mi alleno, sono il primo ad aspettare la ripresa di Formello. Ci sono però tante persone che muoiono, che non lavorano. Il calcio tornerà: i prossimi anni saranno turbolenti, si giocherà tantissimo. Sento tante ipotesi, vedremo. Non sappiamo nulla, ci sono solo opzioni. Vedremo il 4 maggio se possiamo tornare, dipende dal contagio”.
La sua Lazio e la Nazionale
“Ci sentiamo ogni tanto per capire il programma, cosa fare. Ognuno ha le sue cose, ci sentiamo anche solo per chiacchierare, un saluto. Ci rivedremo presto. Gli argomenti, stando sempre a casa, sono pochi. L’Italia? Una volta che dovevo giocare l’Europeo è saltato tutto, sarà un segno del destino. Non dico che sfiga, per me l’Europeo sarà solo un obiettivo per l’anno prossimo. È andata così. Il calcio senza pubblico? Orrendo. Il tifo, la persona, animano il calcio. Senza gente è un ping-pong in casa, il calcio è nullo. I tifosi fanno la differenza, non è facile. Si giocherà ogni 3 giorni senza pubblico, serviranno nervi saldi per vincere. Vogliamo vincere il campionato, lo meritiamo. I complimenti di Stam mi hanno fatto piacere, lui è un grande. Stiamo facendo grandi cose, ma i complimenti finiscono lì. Quest’anno tutti sono importanti, tutti hanno dato il proprio contributo. Milinkovic e Luis Alberto? Parlo anche di Immobile, Correa e Caicedo: iniziano il pressing, stanno dietro, rincorrono gli avversari. Se tutti corrono, ci aiutano, è normale subire meno gol. Siamo una squadra offensiva, che conosce quello che fare in ogni situazione e facciamo bene entrambi le fasi”.
Tempo in casa
“Mi alzo, faccio cyclette oppure una corsa dentro la mia via. Poi aspetto il pranzo, vedo film, altri allenamenti, e guardo documentari, serie, faccio videochiamate con la famiglia. Arrivo la sera molto stanco, alle 23.30 sono già a letto. La vita non è cambiata molto. Odio leggere, pensavo di fare yoga, ma non saprei come organizzarmi. Faccio le solite cose di prima. Normale che parlare con qualcuno, andare a cena fuori, bere un caffè, sono cose che ti mancano”