Dalla diocesi di Roma, “un calcio all’esclusione”
Il progetto legato all’amichevole “Fratelli tutti” tra World Rom Organization e “Squadra del Papa”. Il vescovo Ambarus: «Valorizzare le persone»
Ci sono anzitutto le persone al centro di “Un calcio all’esclusione” il progetto della diocesi di Roma nato attorno alla partita amichevole di calcio “Fratelli tutti”, tra la World Rom Organization e la “Squadra del Papa. Fratelli tutti”, che si gioca domenica prossima, 21 novembre, alle 14.30 al Training Center della Società Sportiva Lazio, a Formello (cancelli aperti dalle 13; ingresso è libero). Lo ha illustrato, nella conferenza di presentazione dell’evento, il 16 novembre, il vescovo Benoni Ambarus, delegato diocesano per la carità, per i migranti e per la pastorale dei Rom e dei Sinti, che ha parlato di occasione per «rafforzare un percorso virtuoso all’insegna dell’inclusione, per valorizzare le persone e abbattere le barriere di ogni tipo».
L’obiettivo, insomma, è quello di favorire l’inclusione sociale dei più piccoli grazie allo sport praticato in parrocchia. «Il progetto “Un calcio all’esclusione” – spiega infatti Ambarus – farà leva sul fatto che lo sport non guarda il colore, l’etnia, ma l’incontro tra le persone che si trovano a sfidarsi nel gioco. Vogliamo quindi poter dire ai bambini e ai ragazzi rom e di altre nazionalità, che vivono in condizioni di grave emarginazione, che le squadre non sono al completo senza la loro partecipazione. Sfidiamo il pregiudizio e lo vogliamo smascherare con il divertimento e lo sport». E proprio il calcio, «riconosciuto come disciplina dall’alto valore formativo – aggiunge don Francesco Indelicato, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, che promuove l’iniziativa insieme al Coordinamento Rom della diocesi – può rappresentare lo strumento ideale per la creazione di uno spazio educativo nel quale generare nuove opportunità di cambiamento. Un cambiamento che coinvolga i minori ma anche le rispettive famiglie che, nella città di Roma, vivono la periferia sociale ed esistenziale più estrema».
Nelle parole del vescovo, «povertà sociale ed educativa vanno di pari passo». Lo ha dimostrato l’esperienza della pandemia, nella quale «le persone più deboli socialmente sono state le più penalizzate anche dal punto di vista educativo». Di qui l’importanza di «valorizzare le potenzialità delle persone, in particolare bambini e ragazzi, creando interconnessioni», ancora più importanti in una città come Roma, dove «una grandissima povertà è la povertà relazionale». Anche perché i rom non sono solo quelli dei campi. «Nella Capitale – è la puntualizzazione di Ambarus – ci sono 100 palazzi occupati, popolati da persone senza residenza, senza documenti, i disperati della nostra città. I rom che vivono nelle baracche sono il 10%, gli altri sono in mezzo a noi».
Proprio di loro vuole occuparsi il nuovo progetto. Sabato 20 novembre, alla vigilia della partita “Fratelli tutti”, i giocatori delle due squadre saranno ricevuti in udienza dal Papa mentre nel pomeriggio 50 bambini seguiti dal Coordinamento Rom della diocesi, accompagnati da don Stefano Meloni potranno accedere gratuitamente allo Stadio Olimpico, per assistere a Lazio-Juve. Prima dell’inizio della partita, due palloni firmati dai giocatori delle due squadre verranno simbolicamente donati alla diocesi di Roma per essere messi all’asta tramite una piattaforma on line. Il ricavato sarà il primo finanziamento del nuovo progetto diocesano “Un calcio all’esclusione” e servirà a favorire l’inserimento di bambini e ragazzi rom nelle squadre di calcetto, a cominciare dagli oratori parrocchiali. «Sarà un piacere ospitarvi in nella nostra casa, dove noi di solito costruiamo i nostri sogni che mettiamo in campo ogni domenica – ha dichiarato in conferenza stampa Ciro Immobile, attaccante della Lazio -. Siamo felici di dare una mano ai giovani, di avere questa responsabilità con tutti che ci guardano, di poter insegnare qualcosa che potrà servire per il futuro. Sono sicuro che ci divertiremo tanto».