EVENTI IN SETTIMANAEVENTI NEL WEEKENDFOOD&WINE

Al Teatro Vittoria “Alimentire” con Arianna Porcelli Safonov

di e con Arianna Porcelli Safonov, produzione Mismaonda, dal 13 al 18 febbraio

Michael Pollan sostiene che “per l’onnivoro, il numero eccessivo di alternative è fonte di ansie e di stress, sensazioni ignote a vacche e koala, per i quali la capacità di distinguere tra cose buone e cattive da mangiare è come una seconda natura.I nostri sensi possono essere d’aiuto a tracciare una prima distinzione fra cibi buoni e nocivi ma per ricordarci cosa mangiare e non deviare troppo, noi umani ci affidiamo alla cultura”.Ed è sempre quando ci affidiamo alla cultura che ci accorgiamo di non possederne abbastanza o di farne cattivissimo uso!Alimentire è il nuovo progetto di Arianna Porcelli Safonov dedicato al grosso guaio in cui si è ficcata l’alimentazione: quello di diventare una tendenza a cui si aderisce con tutti i peggiori difetti che un cittadino possa mostrare in pubblico.C’è la frustrazione di non saperne abbastanza, la certezza che verremo umiliati dallo chef semidio e dalla sua carta che non si chiama più menù ma carta, appunto e che ha la stessa giovialità di un saggio di chimica nucleare ma costa di più.C’è l’ansia delle centomila intolleranze alimentari, c’è la sofisticazione di qualsiasi ingrediente per renderlo più tecnologico, più performante, più costoso e tossico.C’è la corsa furiosa ai corsi per sommelier per sapere tutto di vino, c’è la mediocrità di non sapere un cazzo di pane, un alimento troppo povero per essere studiato.C’è l’inferno delle diete, quello dei buffet, c’è l’eccesso di produzione, la carenza di approvvigionamento, l’ignoranza a tavola, il disagio in cucina, l’assurdo in tv, la menzogna del marketing e, se non bastasse il conto coi tre euro di coperto.Alimentire è un progetto che si prende gioco dell’ossessione per la cucina gourmet, è una risata che prende tempo per celebrare il vero valore del cibo, salvandolo dalla gente che lo cucina e spiegandolo alla gente che vuole mangiarlo senza farsi riempire le orecchie col Nulla.