CRONACA

1526 le voragini censite dall’Ispra

L’istituto di ricerca ha spiegato le cause del fenomeno

Ci sono quartieri, a Roma, dove non si fa in tempo ad intervenire su una voragine che se ne apre un’altra. I cedimenti del terreno nella Capitale sono frequenti. Rappresentano un fenomeno che l’Ispra sta indagando e che, attraverso la propria attività di divulgazione, ha in più occasioni affrontato.  E censito. Così, stando ai numeri diffusi dalla dottoressa Stefania Nisio, dirigente dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il numero complessivo è di 1526.

Dottoressa Nisio, queste 1526 voragini sono tutte sul territorio di Roma?

Ispra ha un database che considera tutte le voragini di cui si abbia conoscenza a Roma, dalla fine dell’Ottocento. Sono in tutto quattromila quelle che abbiamo catalogato. Le 1526 cui faceva riferimento sono quelle che si sono registrate, all’interno del raccordo anulare, negli ultimi vent’anni.

Sono tante in rapporto al dato complessivo, come mai?

Bisogna considerare che negli ultimi anni c’è una maggiore divulgazione di questo fenomeno, che prima veniva segnalato meno frequentemente. Infatti il nostro database è stato elaborato considerando notizie storiche, recuperate in emeroteca dalle principali riviste ed dai più diffusi quotidiani dell’epoca. Quindi rispetto a quelle fonti, c’è oggi una maggiore capillarità nella diffusione delle notizie. Però va anche detto che sono aumentate.

Quali sono le ragioni per cui a Roma si formano così tante voragini?

Ci sono due ordini di motivi: i danni registrati nella rete dei sottoservizi e le tante cavità presenti nella Capitale. Le due cause si possono anche sommare. Quando infatti si verifica la rottura di una condotta idrica, se il guasto avviene dove non ci sono dei vuoti, non succede quasi nulla. Se invece sotto il manto stradale in cui si verifica c’è del terreno facilmente asportabile, che si può sciogliere, o se ci sono già delle cavità, allora si formeranno voragini di dimensioni maggiori.

Quindi è molto legato alla conformazione del sottosuolo?

Sì. Roma è piena di labirinti, soprattutto nella porzione orientale. Ed è lì infatti che si verificano i fenomeni più frequenti. Ne abbiamo registrati tanti infatti al Tuscolano, al Tiburtino, all’Appio Latino e nella zona del Quadraro. Ce ne sono poi anche nella porzione più a sud, come Portuense, ed un po’ più a nord, in zona Nomentano. In generale le voragini si formano dove il sottosuolo è più ricco di vuoti.

Noi riceviamo spesso segnalazioni sul quadrante sud orientale in effetti…

Si possono verificare anche nel quadrante settentrionale, come quella che si creò nel 1970 alla Balduina: una voragine di 30 metri, era enorme. Però è più raro perché la conformazione del terreno è differente: sotto terra non c’è la roccia vulcanica, non ci sono le cavità. 

Ci sono dei periodi dell’anno in cui il rischio è più consistente?

Noi registriamo le voragini soprattutto in un periodo secco e di piogge intense. Dopo l’estate quindi. Da fine settembre quando iniziano gli “acquazzoni” fino all’inverno. 

Adesso quindi dovremmo stare relativamente sereni. Eppure ne stiamo dando notizia anche in questi giorni

In realtà il 2022 è stato un anno molto secco. Quindi con la prima pioggia importante, avutasi un paio di giorni fa, ha causato subito dei crolli delle volte sotterranee. 

Tornando al discorso delle aree più colpite, esiste una mappatura?

Ci sono delle zone da attenzionare un po’ di più, ed infatti l’ISPRA con il CNR sta lavorando alla scrittura di una carta della suscettibilità  delle zone a rischio sprofondamento. Appena completata, ne daremo opportuna comunicazione