Franco 126: «Con il mio it-pop illumino Roma»
Il cantautore torna con due singoli da record («Blue jeans» e «Nessun perché») e «accende» i ponti della città con i testi delle sue canzoni
Le parole sono la sua passione. «Non mi accontento mai della prima che chiude una rima, quando scrivo non ho fretta. Cerco quella giusta, che possa creare un’immagine, visualizzare uno stato d’animo o una situazione. Faccio musica perché mi piace raccontare, è questa la mia esigenza».
Ed è proprio con le parole, accese a sorpresa sui ponti di Roma in una scenografica azione di guerrilla marketing, che Franco 126 ha voluto anticipare l’uscita del singolo Blue jeans, arrivato a due anni dal suo disco d’esordioStanza singola (Disco di Platino). «L’idea delle luminarie con le frasi della canzone rientra proprio in questa volontà di mettere al centro le parole», spiega il cantautore romano (Federico Bertollini, classe 1992), anima it-pop del collettivo rap nato Crew 126 e ribattezzato Lovegang. Così, una domenica all’improvviso, sul trasteverino ponte Sisto si è illuminata la scritta «Forse era un po’ meglio prima, ero un po’ meglio anch’io», mentre sul nuovo ponte della Musica splendeva «E questa pioggia si stancherà, e il tempo corre sui fili del tram», e sui vecchi archi di ponte Milvio aleggiava «Io avevo addosso gli stessi blue jeans e tu avevi in bocca le stesse bugie».
Schegge di un singolo da record – 7 milioni di ascolti in streaming su Spotify – che ospita anche la voce di Calcutta. «È un pezzo lungo, con diversi movimenti ma non ha un vero e proprio ritornello. All’inizio lo cantavo da solo – racconta Franco 126 – ma sentivo che c’era bisogno di un’altra voce. Allora ho voluto mandarlo a uno degli artisti in circolazione che stimo di più, Calcutta, di cui ho interpretato Come maiinsieme a Fabri Fibra. E lui ha accettato di prestarmi la voce per la seconda strofa. Oltre all’onore di sentirlo cantare un mio pezzo, per me è davvero una bella sensazione scrivere canzoni che diventano anche di qualcun altro. E quella strofa è decisamente più sua che mia».
D’altronde la dimensione della gang è scolpita nel dna di Franco 126, a dispetto della sua identità di paroliere melanconico e solitario, cantore di umori intimi e romanticismo metropolitano: «La scrittura dei testi è qualcosa che mi assorbe tantissimo a livello personale, ma poi lavorare in gruppo è fondamentale, non potrei farne a meno, il confronto con gli altri è preziosissimo, mi aiuta a uscire dalla mia bolla, a mettermi in gioco e sperimentare».
Proprio dalla scintilla di un cortocircuito musicale è nata quella che lui chiama «il mio azzardo disco-funk»: Nessun perché, canzone fresca di uscita (martedì scorso) con un video da 40 mila visualizzazioni in un solo giorno. «Lo definirei più un mini film – dice – per la precisione il secondo tempo del video di Blue jeans. I protagonisti sono gli stessi e le storie sono l’una il proseguimento dell’altra. Come le canzoni dei miei album, che seguono tutte un filo rosso per costruire qualcosa che somiglia alla trama di un film». E un album in arrivo c’è, anche se ancora non si conoscono né titolo né data di pubblicazione. Ma intanto Roma lo aspetta in concerto il 10 novembre al Palazzo dello Sport. «Un posto bello grande – conclude – non nascondo l’ansia di tornare sul palco dopo questa pandemia che ci ha tolto un po’ di vita. Mi mancano i live, chiudermi nella sala buia di un cinema, andare in trattoria, girare per la mia Trastevere, mi manca perfino il caos dei turisti. Roma senza di loro, in fondo, è splendida ma è un po’ meno Roma».